Canzoni tragiche cantate
con una voce calda e dolcissima: a costo di semplificare, si potrebbe riassumere così la produzione
musicale di Cat Power, che compie oggi 50 anni.
Ragazza dal passato
nomade e doloroso, esordisce all’interno della scena alternativa newyorkese
negli anni 90, grazie all’incontro con Steve Shelley, batterista dei Sonic
Youth, che la incoraggia a registrare le sue canzoni e suona nei suoi primi due
album.
Il suo stile,
inizialmente scarno e minimalista, viene messo a fuoco con “Moon pix” del ’98
(uno dei suoi dischi più acclamati insieme a “The Greatest” del 2006), ma continuerà
a modificarsi negli anni, divenendo country, soul e soprattutto blues, fino a
mischiarsi recentemente con l’elettronica.
Oltre che per il suo
timbro inconfondibile e le cover in cui stravolge successi altrui, Cat Power è
famosa per le bizzarre, imprevedibili e criticate esibizioni live.
Un po’ per la sua
difficoltà a gestire l’ansia da palcoscenico e un po’ per i suoi passati
problemi di dipendenza dall’alcol, i suoi concerti, spesso misteriosamente
interrotti, o caratterizzati da scalette del tutto sfilacciate (con canzoni
eseguite a metà o mescolate caoticamente l’una all’altra) sono diventati una
prova del nove per i suoi fans, che si sono divisi tra chi l’ha rinnegata,
accusandola di non essere professionale, e chi l’ha amata ancora di più per il
coraggio con cui porta sul palco la sua vulnerabilità.
Tra allontanamenti dalle
scene per crolli psicofisici e incursioni nel mainstrem (è stata testimonial
per Chanel e ha avuto un cameo in “Un bacio romantico” di Wong Kar-wai), il
passato recente l’ha vista diventare mamma, ricevere un omaggio da Dave Gahan
(che ha riletto la sua “Metal heart”) e ritornare, dopo sbandate verso sonorità
per lei insolite, ai suoni caldi e analogici che l’hanno resa famosa.
La settimana scorsa è
uscito il suo terzo album di cover, che si chiude con una rilettura tenera e
straziante di “I’ll be seeing you”, resa famosa da Billie Holiday, Frank
Sinatra e gente di questo calibro. Inoltre, questo nuovo album contiene una
buona notizia.
Imprevedibile com’è, in un disco di tributi Cat Power coverizza
anche se stessa, prendendo una canzone autografa in cui parlava di
autodistruzione, “Hate” e le cambia il titolo in “Unhate”.
A questo proposito ha
recentemente detto in un’intervista: “È una canzone che ho scritto in un brutto
periodo e mi ha sempre messo ansia, volevo e dovevo rimediare. Ho iniziato a
pensarci quando ho scoperto di essere incinta: a quel punto c’era un’anima che
cresceva dentro di me, nella mia pancia. Non potevo più esimermi dal confronto
con quel brano che ho poi tramutato in Unhate per non
guardarmi più indietro, per dire a me stessa che il dolore si può sempre
superare, per dare speranza”.
https://www.youtube.com/watch?v=6IRxf4Ll5EE